No alla legge contro l'omofobia

martedì 29 maggio 2007

APPELLO ANTI FILMATO-CALUNNIA BBC

Appello per fermare il video della Bbc sui preti pedofili che la Rai trasmetterà a breve. l'appello è stato lanciato da Massimo Introvigne e vi hanno aderito venti parlamentari, tra cui Paola Binetti (Ulivo), e ottanta intellettuali.

ecco il link dove potete leggere l'appello

venerdì 25 maggio 2007

Messaggio della Madonna di Medjugorje del 25 maggio 2007

Cari figli, pregate con me lo Spirito Santo che vi guidi nella ricerca della volontà di Dio sul cammino della vostra santità. E voi che siete lontani dalla preghiera convertitevi e cercate, nel silenzio del vostro cuore, la salvezza della vostra anima e nutritela con la preghiera. Io vi benedico tutti ad uno ad uno con la mia benedizione materna. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

visita il sito ufficiale

La sorpresa di Piazza San Giovanni evento debordante ogni schema

articolo di Giancarlo Cesana tratto da Avvenire del 24-5-07

La manifestazione del Family Day è stata innanzitutto una sorpresa: per gli oppositori, ma anche per chi ci è andato. Ci si aspettava popolo ma non in tale sovrabbondanza. È stato detto con giustificata enfasi che la massiccia astensione del referendum sulla legge 40 si è trasformata in una presenza. Presenza di che?
Erano presenti le famiglie in un numero così esorbitante che cinquecentomila o un milione fa lo stesso. Intanto che le guardavo mi è venuto in mente l'episodio del Vangelo di Matteo in cui Gesù parla del matrimonio (Mt.19,3-10). Sono andato a ritrovarlo perché la memoria può essere imprecisa. Vale proprio la pena di rileggerlo. "Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: "È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi" (…). Gli dissero i discepoli: "Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi"". Anche i discepoli avrebbero potuto a loro volta tirare verso i Dico; erano inclini a considerare la famiglia un'esperienza difficile, se non impossibile.
In piazza San Giovanni erano presenti centinaia di migliaia di esperienze "difficili", eppure così positive da essere pubblicamente difese non solo dai "seguaci di Cristo", ma anche dai cosiddetti laici, senz'altro più numerosi degli altri laici, che manifestavano contro, in Piazza Navona. Quindi, in San Giovanni era copiosamente presente un fatto strano, proprio perché così quotidiano e popolare da non far sospettare la forza che straordinariamente esprimeva. In effetti, se la domanda dei discepoli aveva ragione di essere, come l'ha tutt'oggi, come può accadere che una famiglia duri? Che mistero è un popolo di famiglie?
Comunque si pensi, il 12 maggio abbiamo visto un pezzo di Italia, ostinatamente e diffusamente persuaso della definitività dell'amore, resistente alla corrosione che viene dal cinema, dalla tv, dai giornali, dai vicini di casa, dai colleghi di lavoro… dappertutto. Si è trattato di un avvenimento debordante da ogni scatola in cui si tenti di rinchiuderlo. Anche le spiegazioni dei commentatori appaiono spesso insufficienti perché il Family Day non ha rappresentato tanto un progetto o un'idea, quanto un fatto da prendere così come è perché, come dice una canzone di Battiato, è "un centro di gravità permanente" di una società che non potrebbe farne a meno.
I più entusiasti della manifestazione si chiedono cosa fare per svilupparne tutte le potenzialità. È stato detto che è nato un nuovo movimento, che i suoi leader sono pronti alla politica. Ci sono quelli a cui prudono le mani in vista dell'imminente lotta per una società più umana e più cristiana. Forse la prima cosa da fare è cercare di capire che cosa tiene insieme le famiglie, il loro affetto e la loro fecondità: non solo i corsi per fidanzati, che ormai, come dice un parroco mio amico, sono corsi per conviventi e nemmeno un partito dedicato che, probabilmente, è meglio che non nasca.
Non è un caso che il 12 maggio sia stato proposto dall'associazionismo cattolico, ovvero non da uno schieramento, ma da un mondo in cui la famiglia è il modo normale di trasmettere insieme alla vita, la fede come criterio di conoscenza e di moralità. È proprio una novità italiana che a questo mondo e a questa concezione si sia legata la simpatia di tanti non credenti. I partecipanti del Family Day, nella loro semplicità e fermezza, hanno espresso il valore civile della fede, che non è ostacolo, ma fattore di ragione e libertà per tutti. La grande manifestazione cui hanno dato vita è in fondo un'adesione di massa all'invito del Papa a spalancare la ragione; è l'esigenza di una nuova laicità, che, religiosa o no, non presume di sapere tutto, ma desidera innanzitutto imparare.

giovedì 24 maggio 2007

BAGNASCO: Vicini alla gente per accogliere e servire

Prima che cada nel dimenticatoio ( già la notizia pare scomparsa) Pubblichiamo il testo della prolusione tenuta ieri in Vaticano dall’arcivescovo Angelo Bagnasco all’apertura dei lavori dell’Assemblea della Cei.
TRa le cose significative segnalo l'attenzione che la Chiesa Italiana dimostra per iproblemi delle Famiglie povere che sempre più hanno bisogno d'aiuto e non riescono a sbarcare il lunario.

Trovate qui di seguito il testo della prolusione 1^parte e 2^ parte

Che dire buona lettura... per intanto!

martedì 22 maggio 2007

BBC: VERGOGNATI!

Vergognoso attacco della BBC e di chi ha ripreso un suo filmato che spara mezogne sulla Chiesa e sul Papa, distorcendo la realtà e facendo apparire quello che non è.
Se questo è il meglio del giornalismo allora dobbiamo proprio dire che siamo alla frutta, solo che questa è marcia!
Un filmato quello della BBc che infama senza prove e accusa il Papa di nascondere i pedofili mentre è vero il contrario.
BBC, portavoce e inventrice di menzogne, vergognoso!

vi consiglio la lettura dell'articolo
Infame calunnia via Internet scritto da Andrea Galli e pubblicato su Avvenire di sabato 19 maggio 2007.

martedì 8 maggio 2007

Figli di un padre e di una madre. Dalla famiglia non si prescinde

Ancora reazioni scomposte da parte di chi ha problemi circa la propria identità sessuale.
Si perchè la questione dei DICO nasce da questo problema. I cosidetti gay altro non sono che omosessuali che credono di risolvere il loro problema facendo finta di essere del sesso opposto a quello che effettivamente hanno.
la natura non può essere sovvertita, nemmeno dal chirurgo plasitico se nasci con il sesso maschile non puoi inventarti di essere femmina.
Le rivendicanzioni stesse denotano personalità disturbate. la soluzione invece è quella di curare il disturbo di identità con una terapia di tipo psicologico così come presentato da Joseph Nicolosi nel suo libro "Oltre l'omosessualità"

Che dai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso per natura siano sterili dovrebbe già essere un indizio che le rivendicazioni gay sono artificiose.

Nell'attesa di scendere in piazza a protestare contro queste storture e a promuovere l'unica e vere famiglia secondo natura Vi propongo la lettura di un altro interessante articolo di Marina Corradi pubblicato su "è famiglia" inserto di Avvenire il 30 marzo scorso

Dalla parte dei figli. La Nota dei vescovi italiani per prima cosa analizza la questione dei Dico da questa prospettiva. Dal "basso", per così dire: dallo sguardo dei bambini, che si rivolgono ai genitori da sotto in su – da una prospettiva di attesa fiduciosa. E "dalla parte dei figli", chi ha un po’ di memoria e di onestà intellettuale si ricorda che quando si è bambini, il desiderio è quello di avere un padre e una madre che non solo ci amino, ma siano tra loro legati in un volersi bene solido e duraturo, capace di tenere alla prova dei litigi, del dolore, dell’usura del tempo. Quando si è bambini, ciò che si domanda è che tuo padre e tua madre siano alle tue spalle, insieme; come un porto di acque sicure in cui aspettare il momento di prendere il largo da soli. Come un terreno su cui il figlio costruisce le sue fondamenta: se la terra è aperta da incrinature, o addirittura sconvolta da un sussulto di faglie, la casa, sopra, mostra nelle mura le breccia del terremoto, come una ferita.
Sono stati scritti, da illustri psicologi, libri per dimostrare come i figli naufraghi famiglie disperse possano comunque crescere sereni; e proprio questo affannarsi a dire che, nonostante tutto, a quella divisione si può sopravvivere indica la consapevolezza, talvolta a parole negata, che comunque il dissolversi della famiglia è per un bambino una prova durissima.
Un "patrimonio incalcolabile di sicurezza", secondo la Nota, viene ai figli dalla famiglia fondata sul matrimonio. E qualcuno obietterà che tante unioni nate da matrimonio poi falliscono. Ma la difficoltà a restare insieme non può fare passare in secondo piano l’importanza fondante della scelta iniziale: l’impegno a una fedeltà, la volontà di un rapporto stabile e in quanto tale riconoscibile dalla comunità che è attorno. Se nemmeno a livello di promessa questo desiderio esiste, è come, invece che gettare fondamenta, stabilire fin dal principio che si vivrà dove capita, in precarie dimore. È il minimalismo degli affetti, il precariato della famiglia; ed è molto difficile crescere in regime di precariato affettivo; difficile affrontare la realtà, incerto come sei sulle forze che hai dietro le spalle.
In una cultura in cui sempre più i figli sono oggetti, oggetti da pretendere se non arrivano, da selezionare se arrivano difettosi, da rivendicare anche quando gli aspiranti genitori sono dello stesso sesso, comunque "cose" che appagano i bisogni affettivi degli adulti, la prospettiva dei vescovi italiani si mette dalla parte dei figli – che sono persone. In uno sguardo che certo è cristiano, nell’attenzione ai diritti dei più deboli. Ma prima di tutto è profondamente umano, in un tempo in cui si va dimenticando cosa è un uomo, e cosa voglia davvero.

lunedì 7 maggio 2007

E con i Dico nasce la «pensione di comodo»

Nuove intereessanti prospettive per la pensione facile da un articolo di Francesco Riccardi tratto da "è famiglia" inserto di Avvenire del 23 marzo 2007

«Ah, sono proprio contento. Adesso finalmente ci sistemiamo». Il giorno dopo l’approvazione del disegno di legge sui Dico le telecamere della Rai inquadrarono un giovane napoletano soddisfatto. «Lei e la sua fidanzata allora andrete a iscrivervi in comune?», chiese la giornalista. «No, non ci penso proprio... ci troviamo un bravo vecchiariello e così poi lui ci lascia la pensione e magari anche l’eredità». La schiettezza partenopea svela così, senza bisogno di complicate analisi, uno dei rischi maggiori connessi al riconoscimento delle unioni di fatto sul piano previdenziale: quello delle truffe. Degli arrangiamenti di comodo: patti di convivenza che verrebbero stretti con il solo fine di "assicurare" una pensione di reversibilità al superstite, destinata a durare anche decenni. Pensiamo, ad esempio, al caso di un pensionato 80enne e una giovane di 20 anni che potrebbero trovare "conveniente" stringere un Dico, in maniera da lasciare a lei la pensione una volta che l’uomo sia deceduto. Il sistema previdenziale pubblico si troverebbe a pagare un assegno per altri 40-50 anni, fino alla morte della giovane.

Un’ipotesi non proprio limitata se solo si pensa alle numerosissime convivenze già in atto tra anziani e badanti, nella gran parte dei casi senza un regolare contratto di lavoro. E ancora: si potrebbero sviluppare delle differenziazioni inique. Già oggi, per fare un altro esempio, il nipote, orfano di genitori, che sia a carico del nonno ha diritto alla pensione di reversibilità. Ma solo fin tanto che non abbia redditi propri, sia minorenne o abbia meno di 26 anni se iscritto all’università. Lo stesso nipote, se stringesse un Dico con il nonno, invece, maturerebbe il diritto all’assegno di reversibilità vita natural durante, solo eventualmente ridotto in presenza di altri redditi. Si potrebbe continuare con altri esempi, ma bastano questi per comprendere come la vera molla per stringere un Dico non starebbe tanto nella natura del rapporto, più o meno more uxorio della coppia di conviventi, quanto in un mero ragionamento economico. Tutti i soggetti non legati da vincoli matrimoniali potrebbero in un modo o nell’altro cercare di arrangiare un rapporto di convivenza più o meno fittizio per assicurarsi una (immeritata) tutela previdenziale. Facendo lievitare i costi a livelli insostenibili.

Questo della spesa è un capitolo certamente difficile da stimare a priori. Innanzitutto perché il disegno di legge governativo rimanda alla trattativa sul riassetto previdenziale la specificazione dei criteri di ammissione al beneficio e potrebbero essere previsti dei limiti temporali. Poi perché è difficile stimare, all’interno dell’universo delle coppie oggi conviventi (circa 550mila) quanti sarebbero effettivamente interessati a stringere un Dico o Pacs o un altro patto simile. Alcuni esperti, però, hanno calcolato che – se attualmente ogni anno vengono accese circa 250mila nuove pensioni di reversibilità con un costo intorno al miliardo di euro – ipotizzando altri 50mila assegni derivanti dai Dico, la spesa si innalzerebbe di 200 milioni di euro l’anno. «Cifre non certo trascurabili. Ma il vero problema potrebbe essere un allargamento incontrollato della platea degli aventi diritto», sottolinea Giuliano Cazzola, ex sindacalista e sindaco dell’Inps. E infatti ben più "pesanti" sono le previsioni di un altro esperto di previdenza, Giuseppe Pennisi: «Una stima preliminare afferma che nei primi 20 anni di introduzione, un istituto come i Pacs costerebbe in termini di pensioni di reversibilità, oltre 83 miliardi di euro, pari a 3.500 euro per ogni lavoratore.

Solo nell’ultimo anno della stima, il costo totale sarebbe di quasi 8 miliardi in totale, cioè 340 euro per contribuente. Si tratta però di un calcolo approssimato per difetto. Perché se si vogliono prendere per buone le dichiarazioni degli esponenti del movimento gay, secondo i quali "ci sarebbero dai 2 ai 3 milioni di coppie pronte a stringere un Pacs", allora bisognerebbe moltiplicare per 4 o 5 volte le stime iniziali».

Costi sostenibili? No, se solo si considera l’attuale situazione della previdenza, che già pone serie ipoteche sul futuro previdenziale dei giovani. E per la quale ci sarà già bisogno di reperire nuove risorse già nell’immediato per finanziare la riduzione dello scalone delle pensioni d’anzianità e l’auspicato aumento delle minime. In definitiva, l’aumento degli assegni di reversibilità richiederebbe o un ennesimo inasprimento fiscale oppure il taglio di altre pensioni.

Più in generale, infine, si rischia di snaturare uno strumento che ha uno scopo preciso: difendere il coniuge debole, ripagarne il "sacrificio" nella cura familiare, l’eventuale rinuncia al lavoro e soprattutto permettere la sopravvivenza del nucleo familiare una volta deceduto l’unico (o il principale) percettore di reddito. Nato nel 1939 dopo la guerra in Etiopia, l’istituto della pensione di reversibilità è stato poi via via "raffinato" nel corso del tempo ma (al di là dei figli sempre tutelati) resta in sostanza l’unico vero presidio riservato alle coppie che abbiano contratto matrimonio. Solo nel rapporto di coniugio, infatti, si realizza quella piena comunione morale e materiale, quell’assunzione pubblica di doveri e responsabilità reciproche fra marito e moglie, che giustificano l’interesse dello Stato a tutelare il soggetto superstite, provvedendo a versargli un assegno entro certi limiti di reddito e di condizioni.

Diritto che – non a caso – si estingue se il superstite contrae un nuovo matrimonio (e in questi casi purtroppo si verificano tante convivenze di comodo). «Tutte le altre tutele per i conviventi già esistono oppure possono essere facilmente attivate grazie al diritto privato – commenta Vincenzo Ferrante, ordinario di Diritto della previdenza alla Cattolica di Milano –. La pensione di reversibilità è l’unico vero nodo. D’altro canto, però, quando ne discuto con i miei studenti faccio sempre questo esempio: è come se io volessi comprare un’auto disconoscendo il contratto di compravendita. Nessun concessionario potrebbe consegnarmela. E allora: o accetto le regole di vendita, o la rubo e non sarebbe giusto. Oppure me la fabbrico da solo, con altri mezzi».

venerdì 4 maggio 2007

Terrorismo mediatico: strategia preordinata

Si tratta proprio di terrorismo mediatico! Il vile attacco di Andrea Rivera ( e di chi gli fa da suggeritore)al Vaticano e al Papa, non può che essere catalogato come terrorismo.
La conferma è nelle parole piene di livore e di astio che si stanno sprecando in molti postidelogicamente schiarati ( ovviamente contro il Papa).
In somma paga lanciare il sasso e poi nascondere la mano, fare un comizio in piazza S. Giovanni in diretta TV, è molto più dirompemnte che scrivere sui muri contro Bagnasco, o inviare lettere con le pallottole, ma alla fine fa parte tutto della stessa strategia.
Si offende e si irride con la demagogia e poi si accusa l'offeso se protesta... proprio una evidenza della falsità di queste posizioni da Rivera in su!
Il problema è che si sta artificiosamente costruendo un clima usando frasi fatte e menzogne per schernire e screditare.

Ora basta! i "cattivi maestri" che circolano e scrivono in qua e in la non sono che la prova dell'aria da terrorismo che stanno alimentando!

per approfondire consiglio di leggere questi due articoli:

berciano e non sanno quello che dicono tratto dal blog amico "uomo vivo"
e
Una tensione studiata ma non prevarrà articolo di Marco Tarquinio su Avvenire di giovedì 3 maggio.

giovedì 3 maggio 2007

Famiglie discriminate, a convivere si risparmia sulle tasse

articolo di Ilaria Nava pubblicato su "è famiglia" inserto di Avvenire del 27 aprile 2007

L’articolo 31 della Costituzione italiana assegna allo Stato il compito di agevolare «con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Per fare in modo che questa norma non resti lettera morta ci sono ancora molti passi da compiere per sostenere davvero la famiglia. Che questo sia possibile, lo dimostra la situazione degli altri Paesi europei, in cui lo Stato è intervenuto con azioni molto concrete a favore dei nuclei familiari: «Avere figli in Italia costa molto, certamente più che negli altri Paesi d’Europa – afferma Paola Maria Zerman, Avvocato dello Stato, coordinatrice della Commissione per la famiglia istituita dalla vicepresidenza del Consiglio dei ministri nella scorsa legislatura, nonché direttore del sito www.lafamiglianellasocietà.org– più che in Francia, ad esempio, dov’è applicato il "quoziente familiare", meccanismo fiscale che tiene conto del numero dei componenti e che, in altre parole, considera il reddito complessivo di una famiglia e lo divide per il numero dei figli a carico, attuando così l’"equità orizzontale"».
In effetti, dati alla mano, per farsi un’idea basti pensare che una famiglia di quattro persone composta dai coniugi e due figli a carico, con un reddito di 50.000 euro, paga in Italia un’imposta di 13.225 euro. In Francia per la stessa famiglia l’imposta precipita a 2.518 euro. Con un reddito di 25 mila euro in Italia ne paga circa 2.500, in Francia solo 52 euro.

«La deduzione del costo minimo per il mantenimento dei figli, (Bif, basic income family) – continua l’avvocato Zerman – costituisce una proposta, fortemente auspicata dal Forum delle famiglie, che giace da anni in Parlamento. È quantomeno singolare che questo meccanismo, sostanzialmente adottato per le imprese, che possono dedurre i costi sostenuti per il loro esercizio, non sia riconosciuto anche per le famiglie, in ragione della primaria e fondamentale attività sociale che esse svolgono, anche sotto il profilo economico. Senza considerare il ritorno finanziario, in termini di imposta indiretta, quale è l’Iva, che anche lo Stato ne avrebbe, considerato che le famiglie spendono per beni di prima necessità quasi tutto quello che guadagnano. Ed in questo senso costituiscono il più importante operatore economico sul mercato interno». Spesso, infatti, si tende a dare per scontato il fatto che l’insieme di relazioni positive e di fiducia che si sviluppano all’interno della famiglia creano benessere e slancio vitale che costituiscono quello che viene chiamato "capitale sociale", vero motore per lo sviluppo di un paese.

Questa rilevante pressione fiscale, peraltro, non è neppure compensata dalla quantità e qualità dei servizi resi. Basti pensare che l’Italia ha investito nell’ultimo quarto di secolo in tema di politiche familiari una somma pari all’1,1% del Pil, contro il 3,4% della Germania ed il 2,4% del resto dell’Europa.

«La revisione del sistema fiscale – conclude Zerman – è ormai urgente, siamo il Paese più vecchio al mondo, perché con l’indice di natalità più basso. Occorre che i politici ne prendano finalmente atto. Sostenere la famiglia non è garantire un privilegio, né favorire i cattolici. È semplicemente una questione vitale per la società. Potremmo ripetere con De Gasperi: "Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alla prossima generazione"».

mercoledì 2 maggio 2007

Retrogradi sul palco!

Increscioso fatto al concerto del 1° maggio.
A parte l'inutilità di un evento musicale che per i lavoratori ha l'importanza di una sfilata di moda, che poi ci siano se dicenti "comici" che sparino parole offensive conto la Chiesa, non può che far riflettere sui veri intenti delal manifestazione.
A nulla valgono le scuse degli organizzatori ( avvenute dietro il palco e a telecamere spente).
E mentre c'è chi scrive sui muri e spedisce bossoli calibro 9 a Vescovi che non hanno paura di proclamare il pensiero con sincerità il pensiero della Chiesa, fa specie che ci sia chi ironizza quasi a solidarizzare con i sedicenti brigastisti.
E' un fatto increscioso che getta una orrenda fama su questo concertaccio del 1° maggio. Il concerto della retorica sindacalista robe da PCUS.
Ecco che i veri retrogradi sono questi che restano ancorati ad una prosopopea da "compagni comunisti" quando tutta la storia dimostra il fallimento di questa ideologia e la vittoria della Verità sulle fandonie del partito.

Sparate del genere dimostrano chiaramente come ci sia chi sta fomentando l'odio e la violenza nascondendosi sotto altre bandiere come quella dei sindacati.

Occorre prendere uan posizione netta su questo fatto perchè è nel torbido che pescano brigatisti e falsari. Sarà il caso che le scuse vengano fatte adeguatamente sopra il palco e dallo stesso Andrea Rivera... in caso contrario il prossimo anno potrebbe essere inopportuno lo svolgersi di un concerto di tale inutilità.

Ladrone è che ruba la scenda di una manifestazione per calunniare non chi proclama la Verità da 2000 anni.
A Rivera! facci un piacere... vai a zappare i campi!